Varollo, la festa della Madonna di settembre

Varollo, la festa della Madonna di settembre

Il campanile, ardito e appuntito, al fianco della chiesa segnala la presenza ormai secolare dell’edificio sacro, nominato una prima volta nel 1208. La chiesa attuale però è del secolo XVI. Costruita in stile gotico, come tante altre del Trentino, presenta una facciata semplice, a capanna, con il rosone centrale a illuminare l’interno. Sotto di esso si legge un’iscrizione che dichiara “crimini di morte” i sette vizi capitali. La scritta fu predisposta da Biagio Aliprandini, nel 1528.

Risulta interessante visitare la loggia esterna, situata fra chiesa e campanile, voluta dalla confraternita dei ss. Fabiano e Sebastiano e consacrata nel 1558 da un vescovo suffraganeo di Cristoforo Madruzzo. Qui si radunavano i confratelli per le loro devozioni specialmente nei tempi di peste. La cappella venne beneficata dall’Aliprandini, ancora chierico e titolare della Pieve di Livo. Poi divenne vescovo di Bressanone. Rimangono di quel tempo lapidi e affreschi.

Al suo interno la chiesa è ricca di pitture e di altari. Sul lato sinistro si può vedere un s.Sebastiano adolescente, resto di affresco dei Baschenis che pitturarono anche la Vergine fra s. Rocco e s. Sebastiano sulla stessa parete.

Le nervature gotiche della volta portano al loro incrocio gli stemmi di 13 famiglie nobili della valle, fra cui i Thun, gli Aliprandini, i Cles, i Belasi, gli Zoccolo.  Gli altari abbondano: il maggiore è sormontato dal quadro della Natività di Maria, opera del bresciano Carlo Pozzi del 1659. Bella la portina del tabernacolo con una Deposizione su rame. L’ancona è dei Bezzi di Cusiano (seconda metà del 1600). Alle pareti dell’aula sono appesi altri quadri da altare, come quello di sinistra del 1718, lavoro di Gabriele Kesler con s. Orsola e altri numerosi santi. Un altro dipinto fu fatto dalla Confraternita del Rosario, con i Misteri. Il pulpito è di legno pitturato a stucco e assai pregevole. In fondo alla chiesa sulla destra di chi entra c’è un fonte battesimale sormontato da una piramide dipinta durante il 1500. Nella sacrestia sono conservati alcuni ex-voto, segni tangibili della devozione popolare. Un tempo, fino agli anni ‘40, la chiesa di Varollo apparteneva alla Val di Sole con Malè e Ossana.

La Natività di Maria, il cui ricordo liturgico cade l’8 settembre, appartiene come festa patronale alle chiese di Spormaggiore, Segno, Varollo e in Val di Sole a Pellizzano. Ma in diocesi di Trento sono circa 15 le parrocchie a lei dedicate. Non ci sono documenti evangelici che parlano della nascita di Maria. Invece se ne raccontano i particolari nei vangeli apocrifi. Gioacchino e Anna erano anziani e senza prole. Vivevano a Gerusalemme in modo semplice e devoto. Un giorno il marito voleva offrire il suo sacrificio nel tempio, ma fu allontanato perché non aveva figli. Si ritirò allora in campagna avvilito e deluso. Sua moglie Anna ebbe però una visione angelica che le chiedeva di non temere: avrebbe avuto una bambina prodigiosa. Anna incontrò suo marito alla porta bella del tempio e poco dopo restò incinta. Dopo il tempo stabilito diede alla luce Maria, destinata a diventare la madre di Gesù. A ricordo del fatto a Gerusalemme è dedicata una basilica gotica, trasformata dai musulmani in scuola coranica e poi acquistata dai Padri Bianchi nel secolo XIX. Essa ha un’acustica eccezionale, per cui spesso risuona di bellissimi canti.

Chiesa di Varollo
Interno della chiesa di Varollo

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