Nebbie d’autunno
Non parliamo di quelle meteo ma piuttosto delle tante scadenze, da taluni temute come vere ‘mine vaganti’, che gravano sui prossimi mesi. Questo a partire dalla riapertura delle scuole ‘in sicurezza’ e dalla tornata elettorale nei comuni trentini ed in cinque regioni del Paese, ma in particolare dalla ripresa dell’economia annunciata dal Governo per ottobre 2020, ma piena di incognite. Infatti se il voto amministrativo di settembre e la riapertura delle scuole sono già due scogli impegnativi, ancora più pesante è il capitolo ‘lavoro’ e ‘ammortizzatori sociali’.
Sul fronte dei conti pubblici di attualità c’è sempre l’adozione o meno del Fondo Salva Stati (il cosiddetto MES) mentre il debito pubblico è cresciuto a dismisura così come il deficit in rapporto al Pil. E poi c’è il Recovery Plan necessario per accedere ai fondi Ue per gli investimenti e il rilancio dell’economia. Proprio dalla qualità dei progetti che articoleranno il piano dipenderanno infatti le chance di ripresa del Paese. Gli ammortizzatori sociali, i bonus troppo spesso consegnati a casaccio (come dimostrano le polemiche sui politici, ma non solo, che ne hanno approfittato) e sussidi vari hanno fin qui attutito il colpo dell’epidemia da Coronavirus sull’economia italiana. Ma anche lo Smart working (il lavoro da casa) nell’amministrazione pubblica dove si è ancora di più rallentato e complicato il fardello della burocrazia che era già prima era molto pesante e quasi insopportabile per un Paese moderno.
Una sorta di anestesia che però ha i giorni contati perché con l’autunno si dovranno fare i conti con i nodi economici e politici fin qui lasciati irrisolti. Con un debito nei dintorni del 160% del Pil, l’Italia deve assicurare una sua discesa costante nei prossimi anni: l’obiettivo per il 2021 è facilitato da un rimbalzo del Pil stimato fra il 4,5 e il 6% che aiuterà a ridurre l’incidenza del passivo. Ma negli anni successivi per evitare una risalita bisogna consolidare una crescita nominale che viaggi stabilmente sopra il 2% secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio: impegno non banale se si guardano i tassi di crescita italiani degli ultimi 20 anni, con percentuali da prefisso telefonico.
Già prima della crisi infatti, quindi con uno stock di debito decisamente inferiore, l’Italia era l’unico Paese dell’Eurozona ad avere un andamento pressoché fermo. Questa cappa di nebbia sul futuro non sembra risparmiare neppure il Trentino. Un segnale che fa pensare, anche se non del tutto imprevisto, arriva dalle elezioni comunali del 20 /21 settembre nella valle di Non dove solo 11 (su 23) sono i sindaci che cercano la riconferma (e solo un paio lo fanno per aver esaurito i mandati a disposizione) e di questi ben sette sono senza concorrenti. Quanto alle liste, 11 comuni ne hanno solo una, dieci ne hanno due, uno tre (Sanzeno) e solamente uno, 4 (il neo comune di Novella).
Dei comuni maggiori, solo a Cles si ripresenta il sindaco uscente mentre gettano la spugna i primi cittadini di Predaia e Ville d’Anaunia: Comune quest’ultimo dove addirittura corre un unico candidato, un giovane esponente della minoranza uscente che avrà come potenziale avversario l’astensionismo: una disaffezione dal mettersi in gioco nell’amministrazione pubblica che getta un’ombra sulla fusione, appena quattro anni fa, tra gli ex municipi di Tuenno, Nanno e Tassullo.