La penitenza del povero marino

La penitenza del povero marino

Uxoricidio a Castelletto di Ton

Il rituale della confessione, durante i secoli, ha subito diverse modifiche. Esemplificando al massimo si può dire che, agli albori del Cristianesimo, si riteneva che con il battesimo fossero già rimesse tutte le colpe che un individuo avrebbe commesso durante la sua vita. In seguito si dovettero confessare di fronte al popolo solamente i peccati commessi verso la società. In questo caso anche la penitenza da espiare era pubblica per servire come monito agli altri fedeli.

Con l’avvento degli Ordini Mendicanti prese piede, invece, la confessione “tariffata”. Solo dopo il concilio di Trento (1543 – 1563) la Chiesa adottò la confessione auricolare tuttora in uso. La vicenda sotto descritta avvenne quando era in vigore la seconda norma e questo si può dedurre chiaramente dalla pubblica penitenza che Marino dovette scontare per la remissione delle proprie colpe nel suo paese e alla presenza dei suoi concittadini.

Dopo questa breve premessa riportiamo qui sotto la pena inflittagli, nella forma originale, tradotta dal latino.L’antefatto: in un giorno imprecisato del gennaio 1473 un tale MARINO BERGAMINI, oriundo da Vigo Ton, ma residente nella frazione di CASTELLETTO, uccise (non sappiamo per quale motivo) la moglie BENVENUTA.

Lo statuto “de Criminalibus” di Trento in caso di uxoricidio prevedeva la pena di morte dell’assassino. Marino riuscì a schivare questa condanna facendo, entro il termine di un mese, la pace con la famiglia della vittima, pagando una grossa pena pecuniaria e appellandosi al tribunale romano meno severo di quello tridentino. Per salvarsi la vita, si recò, quindi, nella città eterna e qui la Penitenzieria Apostolica gli evitò la pena capitale, ma gli inflisse altre penitenze più leggere che dovevano essere imposte dal Vescovo locale.

Ritornato a Trento, Marino si recò subito in curia e il vescovo Hinderbach, il 23 gennaio 1473, lo invitò a recarsi nel suo paese con una lettera per il Pievano contenente le modalità della penitenza da scontare.

Ecco il testo:

Al diletto e devoto Pievano di Vigo o in sua assenza al vicario parrocchiale, Ludovico, un augurio nel Signore”.

Un tuo parrocchiano di nome Marino, figlio di Antonio, di Castelletto, appena tornato da Roma ci ha consegnato una lettera di un certo penitenziere romano che attesta la sua assoluzione dal reato di omicidio o, per precisar meglio, di uxoricidio della moglie.

Egli per la gravità del delitto e perché faccia penitenza pubblica nel luogo dove ha commesso il crimine, giustamente doveva essere rimandato a noi affinché gliela imponessimo secondo le norme dei Santi Padri. Perciò vogliamo e ordiniamo che il reo, sebbene abbia ottenuto l’assoluzione presso la Curia Romana, dimostri pubblicamente che si è pentito di un delitto così grave e faccia fino in fondo, nel luogo e nella Pieve dove ha commesso il delitto, la penitenza qui sotto specificata.

Noi riteniamo, secondo Dio e la nostra coscienza, che gli sarà salutare.

Ordiniamo al suddetto Marino che nelle prossime tre domeniche (31 gennaio, 7 e 14 febbraio), egli nudo dalla cintola in giù (Ndr: era pieno inverno), a piedi scalzi, in mutande, stia davanti alla porta della chiesa, aspettando l’inizio della messa; preghi quelli che passano invitandoli a supplicare Dio per i suoi peccati e per l’anima della defunta. Poi con una corda al collo e portando umilmente tra le braccia un fascio di verghe in segno di contrizione e di penitenza, segua la croce nella processione che si svolgerà intorno alla chiesa.

Tu, standogli dietro, con simili verghe e flagelli lo percuoterai sulle spalle e gli darai la penitenza in segno di emendamento e di correzione. Finalmente, dopo averlo ricondotto alla porta della chiesa, recitando il salmo “Miserere mei Deus”, l’antifona e l’orazione che si dice di solito per i peccati ai penitenti, lo introdurrai in chiesa col rito prescritto per i penitenti. Entrato, indosserà la camicia o una rozza veste e starà in ginocchio davanti all’altare maggiore dietro le spalle del sacerdote, tenendo in mano una candela accesa del peso di tre libbre. Frattanto si accenderanno lì appresso quattro candele, come si fa nella messa esequiale. Finita la messa, il penitente, circondato dai genitori, dai parenti e dagli amici della defunta sua moglie, ognuno con in mano una candela accesa, proseguirà fino alla tomba della morta.

Qui, dal celebrante e dagli altri sacerdoti sarà fatto il ricordo dei fedeli defunti con la recita dei salmi, delle antifone e delle orazioni di rito, mentre Marino, con le mani alzate, mostrerà pubblicamente la sua conversione con pianti, lacrime, segni di contrizione e di penitenza, con i digiuni, le preghiere e le elemosine verso i poveri che gli sono state imposte a Roma per penitenza e che non ha ancora eseguito completamente.

Le stesse cerimonie Marino le ripeterà con alcuni sacerdoti, secondo le sue possibilità, nel giorno anniversario della morte o della sepoltura della moglie per espiare un crimine così grave e per suffragare l’anima della defunta.

Se non lo ha già fatto, faccia celebrare le trenta messe gregoriane, senza interruzione, una volta soltanto. Da qui innanzi non porti più alcuna arma, non partecipi a banchetti, a balli a spettacoli pubblici; non faccia promessa di matrimonio se non speciale dispensa della Sede Apostolica o nostra, a norma delle Costituzioni dei Santi Padri e dei canoni e Penitenziali che vietano espressamente il secondo matrimonio agli uxoricidi tranne i casi permessi dal Diritto.

Pubblica dal pulpito questo mio decreto ai fedeli della tua Pieve e ordina che facciano penitenze e pubbliche cerimonie per espiare un così grave delitto e in suffragio dell’anima della defunta. (omissis)

Ci invierai quanto prima una lettera firmata che attesti che Marino ha eseguito la penitenza prescritta e ha la volontà di continuare nel futuro.

“Dato a Trento, presso il castello del Buonconsiglio, il giorno 26 gennaio dell’anno del Signore 1473, e ciò è attestato con il nostro sigillo”.

Speriamo, almeno, che questa pesante penitenza lo abbia redento e abbia dissuaso i suoi compaesani dal compiere simili insani gesti.

admin

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