I giovani, gli anziani e le categorie
“In Fantastilandia è stato eletto presidente della Repubblica un diciottenne. La dimostrazione che nei paesi più avanzati i giovani godono della massima considerazione. In Italia è diverso un trentenne è considerato troppo giovane per rivestire incarichi di primo piano nella politica, nella società e nel lavoro …”
Questo si può leggere su Facebook, Twitter ed altri social frequentati da giovani ma anche da meno giovani.
Mi fermo e chiarisco: dopo numerosi interventi, nelle pagine de “Il Melo”, legati al mondo delle nuove tecnologie ad internet e, più in generale, al mondo informatico, concedetemi una pausa per liberare la mente da numeri, algoritmi ed altre “diavolerie” tecnologiche.
Questa volta vorrei commentare la frase che apre questo articolo: i giovani e la loro preclusione dagli incarichi di rilievo nella moderna società in Italia e nel mondo occidentale più in generale.
Se pensate che mi unisca al coro di lamentele smettete pure di leggere il seguito per non irritarvi e maledirmi per il resto dei miei e dei vostri giorni.
I più maliziosi commenteranno: è un articolo di un vecchio in cerca di restyling. In parte hanno ragione; non sono un giovane, non mi ritengo vecchio, ma vorrei avviarmi verso una vecchiaia serena.
Che dirvi dunque: io ho la mia età, vivo il presente con impegno e passione, spesso guardo indietro per nutrirmi delle esperienze passate e cerco, nel futuro, nuovi stimoli ed obiettivi. La prima cosa che mi stride in interventi di questo tipo è la catalogazione delle persone: giovani e vecchi, belli e brutti, bianchi e neri, comunitari ed extracomunitari …
Una cosa è certa scientificamente: non esiste essere umano uguale ad un altro.
Un uomo, una donna sono costituiti da circa 7.000.000.000.000.000.000.000.000.000 di atomi (un premio a chi riuscirà a leggere correttamente e tradurre in lettere questo numero).
Gli atomi si aggregano in molecole per poi formare cellule più o meno complesse a dar forma all’individuo.
Non voglio annoiarvi, ma se andate ad analizzare l’etimologia di individuo giungerete presto capire lo stretto legame con il termine unico.
Ecco perché non mi piace dividere l’umanità in categorie. La terra è popolata da 7.7 miliardi di “pezzi” unici uno diverso dall’altro e tutti ugualmente, meravigliosamente complessi.
Seconda considerazione: in Italia non è come in Fantastilandia dove i giovani hanno spazio, mentre nel mio paese di residenza no!
Premesso che questa affermazione suona piuttosto inesatta, a me risulta che numerosissimi giovani, anche senza nessunissima esperienza stiano coprendo ruoli di grandissimo rilievo, con alterne fortune e risultati, sia in campo nazionale, e sia tra le splendide pareti montuose della nostra Valle.
Premesso questo, dicevo, perché lamentare la preclusione di una o dell’altra categoria dagli impieghi che contano per un semplice preconcetto e voglia di promuovere se stesso o denigrare l’altro attraverso la sua catalogazione. Sono dell’opinione che nella vita, nella storia, nel mondo si siano sempre fatti largo “individui”, a volte giovani, a volte vecchi, a volte uomini a volte donne.
Penso che solo rimuovendo questi “paletti” dalla mente riusciremo a capire e valorizzare un aspetto dell’individuo che non è legato a fattori fisiologici bensì all’essenza dei suoi pensieri che in questo momento nessuno è in grado dividere in categorie.
Il giovane, solitamente, è più avventato, per un semplice motivo: ha poca o nessuna esperienza sulle spalle e quindi meno paletti che lo frenano, l’anziano a volte è intrappolato e frenato proprio dalle sue esperienze. Ma queste sono solo considerazioni probabilistiche, statistiche che poco contano nelle capacità di emergere dell’individuo in sè.
Un giovane anche senza esperienza, se intelligente, può nutrirsi delle esperienze altrui e farle proprie per farsi largo nella vita. Lo stesso giovane, se arrogante, può solo lamentarsi di non essere in grado di farsi strada perché la società, in mano agli anziani glielo preclude.
L’anziano, forte della propria esperienza, se intelligente, può trovare la forza e la vitalità nei giovani, ascoltandoli, dando loro spazio. Lo stesso anziano, se arrogante, con la propria esperienza può precludere, od almeno tentare di precludere, al giovane l’ingresso nel mondo in cui pensa avere la precedenza.
Ma scusate, ora sto parlando di categorie, quando il mio obiettivo è l’individuo in sè.
Vi chiederete quanti anni ha chi scrive; eccovi la risposta: – 10 anni quando si sveglia – 40 a pranzo – 60 a merenda – 80 al crepuscolo – oltre 100 la sera!