Da Postal alla Rocchetta (parte prima)
Chi era Volcmaro di Burgstall, capostipite della famiglia Spaur
Per capire meglio il contesto storico in cui visse “Volkmar von Burgstall” è doverosa una brevissima sintesi sui reggenti la contea del Tirolo, prima che questa fosse ceduta agli Asburgo (verso il 1363).
Alla morte di Alberto III (1253) di Tirolo, senza eredi maschi, gli successe il genero, marito della figlia Adelaide, Mainardo III di Gorizia poi del Tirolo con il nome di Mainardo I da cui si originò il casato Tirolo-Gorizia; tra i suoi eredi spicca la figura del figlio Mainardo II in carica sino alla sua morte avvenuta nel 1295; a lui subentrò il figlio primogenito Ottone poi scomparso nel 1310, anno in cui risultavano già defunti Lodovico (1305) il secondogenito ed Alberto (1292) il terzogenito. In ordine di discendenza vi è poi la quarta figlia Elisabetta (morta nel 1313) moglie di Alberto I d’Asburgo; ad Ottone quindi successe il quinto figlio di Mainardo II, certo Enrico sino all’anno della sua morte avvenuta nel 1335; dopo quest’ultimo troviamo la figlia Margherita detta Maultasch morta come dice la storia nella “prigione” dorata alla corte di Vienna (1369) presso gli Asburgo, ai quali cedette poi la contea del Tirolo alla scomparsa del figlio Mainardo III, deceduto in giovane età nel 1363 e con il quale si estinse la linea dei Mainardi.
Volcmaro di Burgstall era oriundo del villaggio di Tirolo dalla famiglia dei nobili di Rovina (Rubein), come afferma lo storico Desiderio Reich.
Egli fu insediato (capitano) in val di Non, nel 1312 presso il castello di Sporo poi detto anche Rovina (da Rubein) presso Sporminore, per volere di Enrico conte del Tirolo, figlio di quel Mainardo II che già qualche anno prima espanse i propri domini in valle, usurpando le terre che erano assoggettate al Principe Vescovo di Trento certo Enrico, come nel caso degli Sporo-Partschins, ultimi titolari del castello di Sporminore prima dell’avvento di Volcmaro; questi risultavano vassalli dei conti Piano.
Fu favorito anche del Principe Vescovo di Trento Enrico di Metz, il quale nel 1317 lo fece podestà di Riva e nel 1318 capitano del Banale. Nel 1324 aggiunse ai suoi possedimenti il giudizio di Mölten (Meltina) come feudo pignoratizio datogli da Enrico conte del Tirolo. A questo giudizio apparteneva il castello di Burgstall ove Volcmaro trasportò la sua sede e da allora fu detto cavaliere (miles) Volcmaro di Burgstall.
Nel 1327 Enrico gli concesse anche la custodia di castel Visione e nel 1330 lo fece “burgravio” (custode) del Tirolo; egli fu titolare di castel Mezo-S.Pietro a Mezzolombardo con la Nave e Zambana oltre che della villa di Fai, e di Torra con Segno dipendenti già dagli Sporo; divenne anche capitano a Feltre ove nominò un suo vicario come spesso accadeva, grazie alla battaglia combattuta nel Primiero ed a Feltre, al fianco di Carlo di Boemia, fratello di Giovanni di Lussemburgo, primo marito di Margherita dei Mainardi, contessa del Tirolo.
Nel 1333 fu incaricato dallo stesso conte del Tirolo di edificare un castello alla Rocchetta in corrispondenza del ponte Alpino; nel 1334 a lui ed ai suoi eredi concesse la custodia di castel Flavon come feudo pignoratizio che prima aveva ricevuto Ulrico I di Coredo da parte di Mainardo II; al tempo Ulrico I come suo figlio Prettelino erano già defunti, mentre l’altro figlio anche lui di nome Ulrico II rinunciò perpetuamente ai suoi diritti. Pare che Enrico abbia richiamato il pegno su Flavon da quelli dei Coredo, non per altro che per avere il denaro da Volcmaro con il quale redimeva l’importante contea, come afferma lo storico Desiderio Reich. Di castel Valer che pure apparteneva ai Coredo in questo contesto non si ha menzione, ma pervenne soltanto più tardi agli SPAUR, mediante il matrimonio di Giovanni (Jesche o Jenzele) figlio di Volcmaro, con Marina detta Virata figlia ed erede di Federico di Coredo-Valer (figlio di Ulrico I di Coredo), per cui poi questi ultimi assunsero nel loro, lo stemma dei Coredo (trinciato di bianco e di rosso alla stella dell’uno nell’altro).
Già in precedenza, circa trent’anni prima, il castello di Flavon con annessa omonima contea, fu dato in pegno ad Ulrico I di Coredo da parte di Mainardo II, quale ricompensa per i servigi e fatti d’arme a sostegno dell’incursione di quest’ultimo in valle di Non, nel periodo che va dal 1282 al 1283, ove i conti di Flavon (in molti testi si trova anche Flano ove spesso la finale “ano” indica una possibile origine del nome di epoca romana) tentarono inutilmente di fermare l’avanzata del conte del Tirolo a protezione del Principe Vescovo di Trento, poi rifugiato ed assediato presso castel Mani a S.Lorenzo in Banale.Durante l’attacco di castel Flavon morirono due dei figli del conte Nicolò II, ancora in giovane età, come afferma lo storico Walter Landi. Da quel momento Ulrico I di Coredo tenne per tutta la vita la contea di Flavon, anche contro le successive richieste di restituzione delle terre usurpate illegittimamente ed estorte con la forza come da rivendicazione del 1308 in cui il conte Ramberto di Flavon chiedeva giustizia direttamente al Principe Vescovo di Trento. Tra il Vescovo di Trento Enrico e Mainardo II, in seguito si giunse il 29 marzo del 1284 alla pace di Bolzano che di fatto sopprimeva per quattro anni la temporalità dell’episcopato trentino (nel mentre il Vescovo aveva preso la via dell’esilio in quel di Bologna) eliminando per sempre una possibile rivalsa da parte dei “partigiani” del Vescovo; tra questi oltre ai Flavon c’era Gralando di Salorno che vide anch’egli perso il suo castello; allo stesso destino non si sottrassero gli Sporo-Partschins vassalli dei Piano sotto la giurisdizione del Principe Vescovo di Trento. Ulrico I di Coredo aveva già aiutato Mainardo II nell’assedio (settembre del 1281) e conquista del castello di Enn presso Montagna con i relativi territori degli Egna. Nel 1288 (aprile-settembre) da Bologna il Vescovo di Trento ripetutamente bandiva Mainardo II del Tirolo, così come i suoi partigiani e collaboratori, nell’abbandonare le terre usurpate, senza però ottenere risultato alcuno. Tra i nobili elencati, come scrive il Landi, in appoggio a Mainardo II troviamo: i Castelbarco (Pomarolo), alcuni signori di Ton, di Stenico, i giudici tirolesi Giovanni da Cavedine e Guglielmo Frigerio da Bergamo e lo stesso Ulrico I di Coredo. Landi identifica Ulrico I proveniente da Coredo come villaggio e non dal suo castello, quindi non della famiglia dei da Termeno dipendenti dai conti di “Eppan“ più comunemente detti Piano (Appiano). Il padre di Ulrico era un certo Federico figlio di Oluradino a sua volta figlio di Bertoldo II; tale famiglia era vassalla dei conti di “Ulten” (Ultimo). Ai tempi di Mainardo II, così come in seguito tra i suoi eredi, diveniva quasi una prassi formalizzare per mezzo di un notaio spesso compiacente un atto “ex post”, in cui risultava l’acquisto del castello ottenuto invece per “mano militare” e dato in pegno o direttamente in proprietà, ai nobili o signorotti, quali fidati compagni d’arme; numerose saranno poi le cause postume, in cui i nobili spodestati, chiederanno inutilmente la restituzione dei loro castelli (vedasi ad esempio il caso di Ramberto di Flavon). Mainardo II trasformò gli equilibri della valle di Non con molti possedimenti giunti sino ai nostri giorni; a lui è dedicato un piano della torre presso il castel Firmiano di Bolzano all’interno dell’allestimento del museo della montagna di Rainold Mesner; tale castello fu reso famoso da Silvius Magnago nel 1957 durante lo storico comizio al motto di “los von Trient”, via da Trento e quindi da Roma e dall’Italia. Singolare è il caso del notaio Tissone di Altspaur (dal nome del villaggio di Spormaggiore) a cui fu concesso nel 1311 da parte di Enrico figlio di Mainardo II conte del Tirolo, forse grazie ai servigi a lui elargiti, l’edificazione di Castel Belfort che inizialmente aveva giurisdizione su Andalo e Molveno sino a metà del suo lago, pur trovandosi all’interno della giurisdizione di castel Sporo-Rovina che invece comandava su Sporminore, Spormaggiore e Cavedago; il castello di Spormaggiore era sorto a protezione della strada nuova presente ad ovest dello stesso verso la valle (strada forestale ancora esistente) e non come avviene oggi per l’attuale viabilità che si sviluppa ad est del castello. Forse non è del tutto casuale che l’anno dopo nel 1312 il castello di Sporo-Rovina fu dato a Volcmaro di Burgstall in sostituzione degli Sporo- Partschins, a controllo di entrambe le vie di transito lungo la valle dello Sporeggio.
Tanel geom. Fabrizio